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Questionario IDROFILIA O IDROFOBIA? - I risultati

Come due gocce d’acqua

I risultati parziali dello studio scolastico, nato da un compito di realtà, mostrano l’ambiguo rapporto con l’acqua di una parte di popolazione della provincia di Imperia

Paura di inondazioni e di danni provocati dall’acqua, livello di informazione, fiducia nelle istituzioni per quanto riguarda la sua gestione: sono questi i tre parametri principali analizzati per elaborare un quadro che rappresenti la nostra percezione su questo argomento.

Ci sentiamo sempre più coinvolti nella questione, soprattutto nel momento in cui l’acqua prende il suo spazio, non solo fisico, ma anche, se vogliamo, emotivo: quando straripa e dilaga sulle prime pagine dei principali giornali, facendo parlare di sé come portatrice di disgrazie o, in una migliore ipotesi, come un animale addomesticato da opere tecnologiche quali la costruzione di dighe, argini, canali, desalinizzatori. 

Anche nell’analisi dei risultati di questo piccolo studio preliminare, che può contare su circa 800 test, l’acqua manifesta tutta la sua ambiguità. Nonostante 800 test siano un numero con debole forza statistica rispetto all’intera popolazione provinciale, se si analizzano anche solo in maniera speculativa le risposte, si nota l’ambiguità e la contraddizione.

 

L’acqua è per noi assolutamente necessaria e al tempo stesso ci spaventa, quando sembra pronta a mostrare la sua forza distruttiva con potente indifferenza. Ci salva quotidianamente nel corso di una vita quasi in maniera scontata, lasciandosi consumare, e in poche ore può provocare cambiamenti radicali o addirittura distruggerci. 

Circa il 60% della popolazione si sente a rischio di danni provocati dall’acqua, nonostante un buon 63% non ne abbia mai subito. Forse questo risultato si spiega solo con l’eco di una paura atavica in noi.

 L’acqua è qualcosa di cui abbiamo paura, ma da cui non fuggiamo. Più del 95% ritiene infatti che sia una risorsa fondamentale da tutelare, e sempre un 90% è fortemente preoccupato per il futuro e per le conseguenze dei cambiamenti climatici, nonostante un 69% non abbia mai subito o vissuto, per esempio, periodi di siccità. Ulteriore conferma di una nostra atavica paura arriva da un 76% che considera l’acqua un pericolo dal quale si sente poco protetto. 

La fiducia nelle istituzioni è, per gran parte del campione, ad un livello accettabile per quanto riguarda la convivenza cittadina e l'urbanistica. Ma quando si tocca il proprio corpo, un bel 70% ripone maggiore fiducia nell’acqua in bottiglia rispetto a quella del rubinetto, a dispetto del suo più alto impatto ambientale. 

 

Questo aspetto potrebbe risultare incoerente con la precedentemente osservata paura per il futuro generato dai cambiamenti climatici, fino a quando non si analizzano i dati sul livello di informazione: nonostante gran parte della popolazione (un 67%) si senta fortemente responsabile della tutela e gestione di questo bene pubblico, solo in pochi sembrano conoscere le soluzioni a basso impatto applicabili, come il riuso dei reflui. Addirittura un 66% non ne ha mai sentito parlare.  La fiducia nelle soluzioni tecnologiche spacca in due la popolazione, con una netta polarizzazione tra chi ne ha molta e chi non ne ha per niente.

 

Altro dato interessante è che, nonostante un 58% consideri l’acqua un oggetto culturale carico di significati simbolici, in grado di creare legami o conflitti sociali, solo un 9% dichiara di conoscere in maniera approfondita le situazioni in cui l’acqua manifesta questa natura in Paesi come India, Bangladesh, Brasile, per citarne solo alcuni.

I risultati sopra esposti evidenziano dunque una ricorrente e marcata ambiguità di fondo, che si stempera solo quando si va a parlare della necessità di sensibilizzare su questo argomento. Infatti, un buon 86% è convinto che un avvicinamento responsabile a questi temi possa essere utile per imparare a convivere con l’acqua e per apportare nuove soluzioni alle future sfide.

D’altro canto, ancora prima che la popolazione analizzata evidenziasse questa convinzione, gli studenti degli istituti Amoretti, Vieusseux, Ruffini avevano già fatto un passo in questa direzione, attraverso questo compito di realtà …