Ciao, Dondi!
"Ciao, Dondi!".
Così probabilmente avrebbe voluto essere salutato, anche per l'ultima volta, dai suoi amati alunni. Chi scrive, da ex allieva che ha avuto modo di conoscerlo ed apprezzarlo, si permette dunque questa confidenza.
Per tutti gli altri, si è spento oggi don Gustavo Del Santo, professore emerito di Storia e Filosofia per lunghi anni presso il Liceo Vieusseux, appassionato fotografo, Medaglia d'oro della Presidenza della Repubblica ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte, Cappellano del Duomo di Porto Maurizio, Direttore della Corale San Maurizio, già organizzatore del Festival Internazionale di Musica da Camera di Cervo.
Pensiamo però che, al di là delle parole di circostanza che spettano al personaggio pubblico di alto profilo, il miglior omaggio che si possa rendere a don Del Santo sia il ricordo di chi ha potuto apprezzarne le doti didattiche, ma soprattutto umane. Di lui gli ex allievi ricordano il professore speciale, coltissimo, intelligente, capace di coltivare il pensiero critico dei suoi studenti, la sua fine ironia, con cui non disdegnava di colorire le spiegazioni, l'equilibrio sapiente con cui riusciva a conciliare il rapporto di fiducia e complicità che aveva con i suoi alunni, e il rispetto dovuto al suo ruolo.
Riportiamo dunque le parole del prof. Durante, suo ex allievo ed ora suo successore nella cattedra di Storia e Filosofia del Liceo Vieusseux:
Le cose che più colpivano me e i miei compagni di Liceo del modo di insegnare di don Del Santo erano molte. Tra queste, certamente, la profonda conoscenza degli argomenti che trattava e che padroneggiava con la sicurezza di uno che aveva letto e riletto i testi degli autori che spiegava. Grazie a lui, Platone e Kant, Hegel e Aristotele diventavano familiari, parlavano, letteralmente parlavano alla nostra mente e al nostro cuore di adolescenti, stimolavano la nostra riflessione, ci provocavano con dubbi e domande sulle quali discutevamo per ore anche al di fuori della scuola. Così lui ci ha insegnato a pensare con la nostra testa, e a confrontarci con tutti.
Poi ci colpiva il fatto che studiasse anche lui, ogni giorno. Tutti noi avevamo chiarissima la percezione che avesse studiato per ore il pomeriggio prima di entrare in classe a farci la sua lezione, che avesse in qualche modo dialogato idealmente con i filosofi di cui ci avrebbe parlato l’indomani, e che avesse passato lungo tempo a riflettere su come farci comprendere, e non solo ripetere, concetti complessi e teorie solo apparentemente astruse, ma che con lui diventavano straordinarie avventure intellettuali. Così lui ci ha trasmesso l’amore per lo studio, l’amore per la cultura, per la ricerca della verità.
Inoltre ammiravamo il suo equilibrio, la sua ironia, la sua capacità di spaziare in tanti campi del sapere, la sua voglia di conoscere quello che interessava a noi, la sua capacità di portarci sempre all’essenziale, al nocciolo di ogni problema. Ci faceva continuamente parlare, era interessato a qualunque nostra idea, sapeva valorizzarla e darle spazio. Così lui ci ha insegnato che andare a scuola non era solo un dovere, ma anche un piacere, un’occasione straordinaria per confrontarci e andare a fondo nelle cose.
Però la cosa che più ci colpiva era qualcosa di indefinibile, che alla nostra età non capivamo bene, ma che sentivamo come muoversi nell’aria quando lui entrava in classe e si metteva in cattedra. Non sapevamo dire cos’era, allora. Il tempo ce lo ha chiarito negli anni successivi, quando moltissimi di noi sono andati a trovarlo personalmente, si sono confrontati con lui, gli hanno chiesto consiglio e lo hanno preso come un punto di riferimento stabile, una fonte inesauribile di saggezza, razionalità ed equilibrio. Abbiamo allora compreso che il segreto del suo insegnamento, quello che lo rendeva e lo renderà unico e inarrivabile, stava nel suo credere in noi, nel suo trattarci da persone adulte. Lui non era per nulla interessato ai nostri limiti di adolescenti, ma guardava alla nostra grandiosità e dignità di persone umane, alla profondità del nostro io, al mistero della nostra coscienza, della quale lui non era il giudice o il padrone, ma davanti alla quale stava con ammirazione e rispetto. Con lui ci siamo sempre sentiti uomini.
Per tutto questo ora ci manca, ma proprio per tutto questo gli saremo per sempre riconoscenti.
Qui il link ad una sua intervista del 2014
Le esequie avranno luogo giovedì 31 ottobre, alle ore 15, presso il Duomo di Porto Maurizio